A che punto è la parità di genere

A fine 2022 la Commissione Europea ha misurato l’indice di uguaglianza di genere nei Paesi dell’Unione. La situazione è poco confortante.

Cosa succede in UE e in Italia
In generale i progressi proseguono a rilento, con un aumento di appena 0,6% rispetto allo scorso anno. L’attuale punteggio medio dell’UE si attesta intorno al 68,6%, ossia solo 5,5% in più rispetto al 2010, l’anno in cui si è iniziata la misurazione. Dal 2019 l’Italia è bloccata al 60,1%; tra i Paesi con i migliori risultati figurano la Svezia, la Danimarca e i Paesi Bassi che arrivano all’84%, anche se i progressi sono in una fase di stallo in Svezia e Danimarca, mentre la Grecia, l’Ungheria e la Romania hanno più difficoltà a promuovere la parità di genere.

Mercato del lavoro e istruzione
L’indice sull’uguaglianza di genere ha registrato una diminuzione del punteggio di partecipazione al mercato del lavoro e del numero di donne che ha aderito ad attività di istruzione formale e informale. I dati mostrano che gli uomini svolgono ancora i lavori più pagati fuori casa, mentre le donne si occupano della maggior parte dei lavori non pagati in casa e, anche quando lavorano al di fuori delle mura domestiche, sono pagate di meno. Per fare un esempio, nel Regno Unito nel 2019 una donna in età lavorativa guadagnava il 40% in meno della sua controparte maschile.

Cosa è successo durante la pandemia
L’impatto della pandemia su gruppi specifici di persone è stato devastante: donne e uomini di età avanzata e donne e uomini con disabilità hanno segnalato maggiori esigenze insoddisfatte di controlli medici. Inoltre, le giovani donne hanno fatto fronte a livelli di disoccupazione più elevati a causa delle ripercussioni economiche della pandemia e le donne provenienti da un contesto migratorio sono a rischio ancora più elevato.

Chi presta assistenza non retribuita
Per quanto riguarda il tempo dedicato all’assistenza non retribuita, i dati mostrano un aumento delle responsabilità nel periodo della pandemia che non sono state, però, egualmente distribuite.
Ciò vale in particolare per l’assistenza all’infanzia ad alta intensità, in cui il 40 % delle donne, rispetto al 21% degli uomini, dedica almeno quattro ore, in un normale giorno della settimana, alla cura dei bambini nella prima infanzia. Anche il divario di genere nel lavoro domestico dispendioso in termini di tempo si è ampliato durante la pandemia: il 20% delle donne, rispetto al 12% degli uomini, svolge lavori domestici per almeno quattro ore al giorno.

Cosa prevede la legge di bilancio 2023
Per quanto riguarda, infine, la legge di bilancio 2023, questa non incentiva miglioramenti. Il mese di congedo parentale, concesso alle sole madri e retribuito all’80%, si accavallerà di fatto con i cambiamenti entrati in vigore lo scorso agosto dal recepimento della Direttiva Europea 2019/1158, grazie alla quale ai genitori viene dato il diritto, in alternativa tra di loro, a usufruire di tre mesi di congedo parentale in più.

Il rinnovo dell’opzione donna a condizioni più favorevoli per chi ha avuto figli ostacola di fatto la chiusura del divario pensionistico di genere che risulta tuttora superiore al 30% e scoraggia il recupero in età matura di eventuali assenze dal mercato del lavoro dovute a figli e famiglia.

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